says, on 139-141 lines that "those are two pervert kings of that 2 noted/known kingdoms" (Portugal & Norway) while our is "in Sciavonia, whose kingdom in times forged Venetian ducats"... as seen now, in modern times, we are less known geographically than others, change from medieval times ;Inoltre i Re perversi di questi due notissimi regni. (Rascia) Parte della Schiavonia, il di cui Re a quel tempo falsava i ducati Veneziani.
next i choose is Baldassare Lombardi circa 1791-92:
he first "determines" that Portugal king in sense is Diniz Agricola, while unable to determine Norway king talked about... why like, as Baldassare says "Rascia is seen where (not to repeat), forged Venetian ducats" and finishes line with one word sentence of own, not Dante - "Fox." or foxes, not necessarily in some angry way, as it is also last name in Italy ; cute addition by him, while substance of Miluten's wrongdoing is repeatedly not factual ;Quel di Rascia, Che ec. Rascia parte della Schiavonia, o Dalmazia. Il suo Re a' tempi di Dante falsificò i Ducati Veneziani. Volpi.
Niccolo Tommaseo circa 1837 edited in 1865:
long, backed by some sources, tries to explain what was med Rascia, giving many similar regions and titles our kings had at peak etc. Then it repeats "Ottimo commento" i gave above and most interesting (besides mentioning silver dinar weight etc) is how commentator gives view why would it (in some interpretation) touch Dante so much - it says that Venetian money was "known in medieval pop songs of Tusacany as great/true value". so by him why quasi imitation of Miluten forced Dante to mention him, as he sees... valuable as opinion why Dante seen "offense" in it, if there wasn't sarcasm or joke by him as saidPortogallo: Dionisio l'Agricola, avaro e mercante: regnò dal 1279 al 1325. Norvegia: Anon.: «Sì come le sue isole sono all'ultimo estremo della terra, così la sua vita è in istremo di razionabilitade e di civilitade». Rascia: Parte di Schiavonia. Questi falsificò i ducati veneti. Il Giambullari (I) nomina Misia, Tracia, Rascia, Servia, Romania. Rascia, il Vico. V. Caraffa, IV, 2. Bolland. 1, 983, an. 1319: Rex Rasciae et Diocleae, Albaniae, Bulgariae, et totius maritimae de gulfo Adriano a mari usque ad flumen Danubii magni. Male: a suo danno. Inf. IX, 54: Mal non vengiammo in Teseo l'assalto. Ott.: «Avendo uno figliuolo, e d'esso tre nipoti, per paura che non gli togliessero il regno, li mandò in Costantinopoli allo imperatore suo cognato; e scrissegli, sì come si dice, ch'egli cercavano sua morte, e che gli tenesse in prigione. E così fece tanto, che, per orribilitade del carcere, il padre de' tre perdè quasi la veduta; li due il servivano, ed il terzo fu rimandato allo avolo. Finalmente il padre uccise l'uno de' due suoi figliuoli, e con l'altro si fuggì di carcere... e prese il padre, di cui l'autore parla, e fecelo morire in prigione. Poi poco resse il regno; chè da' suoi figliuoli ricevette il cambio». Aggiustò: Bello l'aggiustare per falsificare: e non pochi aggiustamenti si fanno per falso. Doppiamente proprio in quanto rammenta il peso giusto. Altri legge male ha visto, per suo danno se ne invaghì, e lo falsò. Lo zecchino veneziano era sino a' dì nostri pregiato in Oriente; e ne' canti del popolo toscano è imagine proverbiale di valore sincero.
next i take, Raffaello Andreoli circa 1856:
first in modern times put some name as Uroscio for Miluten, repeats imitation claim for coins and, interstingly, gives line where is Rascia today and says "that its name remains today only in name of some clothing (textile/textile ornament)" ...which was indeed once case, some Rascian clothing detail or textile known in Italy after state disappeared - but back in medieval times Italians often went to Rascia to buy some clothesQuel di Rascia, Che mal ec., il re di Rascia, il quale mal si servì del conio di Venezia, contraffacendone i ducati. Dicono, questo re essere un tale Uroscio, per cui commando fu goffamente imitata quella molto pregiata moneta veneziana. Alcuni codici: Che male ha visto il conio ec. – Rascia. Parte allora della Schiavonia, il cui nome oggi è rimasto solo ad una sorta di panno.
Luigi Bennassuti circa 1864-68:
Luigi theorise that all 3 kings in "terzina" (3 verses) share something in common "some greed/bad deed, injustice or fraud"... as for Miluten, same thing as many and "infamous for bad adjustment or for fraud relating Venetians and their interests"E quel di Portogallo. Dionisio l' Agricola. Anche questi era già re nel 1300: Dante parla dei soli re viventi a quest'epoca. – Di Norvegia. Di questo re s' ignora il nome. Ma i tre nominati in questa terzina pare che avessero un peccato comune a tutti, l'avarizia, e per essa l' ingiustizia e la frode. E quel di Rascia. Il re di Schiavonia, di cui s'ignora il nome, e che, secondo il poeta, imitò, falsificandolo, il ducato veneto, certo per far guadagno. Ma dice che l' aggiustò male, o perchè la sua frode fu conosciuta e s'infamò, o perchè gli fosse fatto costar cara la sua frode dagli stessi Veneziani.
says Brunone Bianchi circa 1868:
mixes Rascia with Ragusa but says that it maybe meant "whole Serbia" in Dante time... regarding other longer sentences, he discusses possible meaning of Dante's words as i talked few times "ha visto, aggiusto, adds avviso etc etc" and properly states that question was of metal percentage in coins, things that even famous Roman emperors did with "dinars", he even mentiones possibility of humor, sarcasm or mocking... Miluten is named as "Uroscio" again.Rascia, è Ragusi col suo territorio, che è parte della Schiavonia; e forse vuolsi indicare tutta la Serbia. Che mal aggiustò il conio, ec.: male adattò alla sua composizione metallica il conio di Vinegia, ch'è quanto dire, non fece giusta, falsò la moneta di Venezia. E il Comento attribuito a Iacopo della Lana spiega: “Che non fea giusta la sua moneta che appare veneziana.” In somma, qui si rimprovera al re di Rascia, che dicono essere stato un tale Uroscio, d'aver voluto fare una moneta simile a quella di Venezia, per essere a quel tempo molto in pregio, ma goffamente imitandola e alterandone la bontà del metallo. Questa lez. mal aggiustò, per le ragioni del valentissimo Gherardini, ho preferita all'altra, pur da molti sostenuta, mal ha visto; la quale forse presa in tono beffardo accenna egualmente a un'infelice contraffazione, ma riesce più oscura; e riuscirebbe anche più misera e fredda, a parer mio, se quell'avverbio male si volesse con alcuni spiegare, per sua sventura, con suo danno. In un Cod. Laurenz. ho letto: mal avvisò 'l conio.
huge one i "sadly" must include as important by G.A. Scartazzini circa 1872-82 edited circa 1900:
well, this is very serious for one comment and almost book by signor...who can deal with Italian and ocassional Latin in huge paras ; i of course will not translate... it really has it all in a way i talked very shortly from Venice to Bologna examples, only names Miluten wrongly as Uroscio I on start and that he reigned till 1307 etc. Except that great one, discusses many things, claims that Miluten's dinar was same as that of Enrico Dandolo and Pietro Ziani (doge that made move to marry Anna and Stefan etc) in quality of metal and size etc. that Miluten did not counterfeit grosso in way some understood etc. Really many things there but nothing funny, thought not to post this but is maybe most important "comment" of all in Italian lands ; ....btw, many XIX c comments are really academic and huge on just few short lines and i will not post them - generally Italians discuss and doubt meaning of words, often reffering to why "aggiusto" was accepted by many commentators, interesting but not for here... often commentators wrongly say that Rascia is named by river, forgetting that Roman fort (already forgotten ruin by then) of Ras actally gave name to state, btwRascia: parte della Servia che a' tempi di Dante comprendeva una parte della Dalmazia. Cfr. Ferrari Cupilli, Sul regno di Rascia, e sui grossi o matapani d'argento alterati, nei Saggi di critica storica e letteraria di Angelo Nani, Zara 1875, p. 96 e seg. Dionisi, Aned. VIII, c. 16 e 17. I re di Rascia dominavano la Bosnia e quella parte settentrionale della Servia dove scorre il fiume Rasca che aveva dato il nome al loro reame. Urosio I, detto il Milutino, re di Rascia che regnò sino al 1307, falsificò la moneta veneziana detta Matapane, alterandone la bontà del metallo. Alcuni dicono che Quel di Rascia dev'essere Stefano. Ma e Bernardo Nani, nell'operetta De duobus Imperatorum Rasciae nummis, e lo Zanetti, De nummis regum Mysiae seu Rasciae, e V. Lazari nel suo libro sulle monete dei possedimenti veneziani, mostrarono che i grossi di Stefano re di Rascia non presentavano alcuna differenza con quelli di Enrico Dandolo e di Pietro Ziani, essendo improntati col suo nome bensì, ma eguali nel peso, nella forma, nella bontà del metallo, nel disegno e nei caratteri ai grossi veneziani. La data poi della legge presa nel Maggior Consilio di Venezia il dì 3 di Marzo 1282, ripetuta dappoi nel 3 di maggio 1306, toglie ogni dubbio che Dante si riferisse a Urosio I, a cui anzi nel 1287 aveva la Repubblica Veneta spedito per tale motivo un suo ambasciatore, occasione grossorum contrafactorum (cfr. Dante e il suo secolo, p. 802 e seg.). Ecco il decreto, ch'è il più bel commento ai versi di Dante (Libro d'oro nel quale si contengono le parti statutarie del maggior Consiglio, P. I, p. 218, all'archivio dei Frari):
Die III marti, MCCLXXXII in M. C. Capta fuit pars quod adduntur in capitulari Cammerariorum communis et aliorum offitialium, qui recipiunt pecuniam pro Comuni, quod teneantur diligenter inquirere denarios Regis Rassiae contrafactos nostris Venetis grossis si ad eorum manus pervenerint, et si pervenerint teneantur eos incidere, et ponantur omnes Capsores, et omnes illi, qui tenent stationem in Rivoalto, et eorum pueri a XII annis supra ad sacramentum, quod inquirant diligenter bona fide praedictos denarios et si pervenerint ad eorum manus teneantur eos incidere etc.
Da questo documento risulta che il Re di Rascia falsificò i grossi, non i ducati di Venezia, come asseriscono molti commentatori. Inoltre, nell'archivio di Bologna si conserva il Processo che nel 1305 si fece contro i Cambiatori, prestatori ed altri che introdussero la moneta di Rascia in Bologna, e non si parla di ducati ma soltanto di grossi. Questi scapitavano due o tre denari da quelli della Zecca di Venezia, ma essendo stati banditi quasi per tutta Italia, i banchieri Bolognesi li compravano per vilissimo prezzo, cioè per sessanta lire di grossi bolognesi ottenevano lire cento di grossi veneti rasciensi. Folchinus testis dixit quod publica vox et fama est, quod supradicti campsores et mercatores portaverunt, et portare fecerunt extra Bononiam duas bottesellas plenas de bononinis grossis dicendo quod erat blaca, et de ipsis habuerunt de sexaginta librarum, centum librarum rasciensium, expendendo dictos rasciensos pro bonis venetis per Civit. Bonon. Altri testimoni dissero essere pubblica voce e fama che i banchieri Bolognesi ne introducessero per cento migliaia di lire cambiando questa moneta rasciense o con fiorini d'oro, o con grossi bolognini. I principali banchieri incolpati di questo rovinoso commercio furono Melino Lutero, Vanne Nuvoloni, Paolo de' Poeti, Marsuppino di Pistoia e Giovanni Milanesi, qui insomenzaverunt praedictam Civitatem quod fuit magnum peccatum. Cfr. Mazzoni Toselli, Voci e Passi di D., p. 131 e seg. Con ciò è tolto ogni dubbio sul personaggio e sul fatto a cui allude Dante. L'Ott.: «Di costui e de' suoi si puote dire peggio che l'autore non scrive. Questi, avendo uno figliuolo, e d'esso tre nipoti, per paura che non gli togliessero il regno, li mandò in Costantinopoli allo imperadore suo cognato; e scrissegli, sì come si dice, ch'egli cercavano sua morte, e che li tenesse in pregione. E così fece, tanto che per orribilitade del carcere il padre de' tre perdè quasi la veduta; li due il servivano, e il terzo fu rimandato allo avolo; finalmente il padre uccise l'uno de' due suoi figliuoli, e con l'altro si fuggì di carcere e tornò in Rascia, e prese il padre, di cui l'Autore parla, e fecelo morire in prigione. Poi e' poco resse il regno; chè da' suoi figliuoli ricoverò il cambio.» Uno dei più recenti commentatori poi (Bennas.) si contenta di chiosare: «Il re di Schiavonia, di cui s'ignora il nome (!), e che, secondo il poeta (!), imitò, falsificandolo, il ducato (!) veneto, certo per far guardagno.»
Mal ha visto: lezione assai disputata e discussa. Cfr. Gherardini, Voci e Maniere di dire Italiane, vol. II, p. 843 e seg. (vedi pure vol. I, p. 848). Parenti, Annotazioni al Diz. di Bol., fasc. II, p. 131 e seg. De Batines, Bibl. Dant., vol. I, p. 367 e seg. Quattro Fior. II, p. 272 e seg. Fanfani nel Borghini I, 696 e seg., 733 e seg. Veratti nello stesso periodico, I, 729 e seg. II, 116 e seg. Ferrazzi, Man. Dant. IV, 424 e seg. Se vogliamo prestar fede al Sicca, ai Quattro Fior., al Witte, al Palermo, ai Monaci Cassinesi ecc. hanno Male ha visto i codd. S. Cr., Berl., Caet., Cass., Fram. Pal. i migliori codd. Trivulz. 7 codd. Puccian., tutti i Riccard., 5 Marc., il Flor., l'Antald., i 4 Patav., ecc. Stando al Fantoni il Vat. ha Che male advistò. Quindi la questione sarebbe bell'e decisa coll'autorità dei codd. Ma il fatto è, che il Vat. legge che male aduisto e gli altri quasti tutti che male auisto (non amsto come riferisce il Mussafia che hanno il Vien. e lo Stocc.). Or quell'auisto s'ha da leggere auisto (– ha visto), oppure aiusto (– aiustò per aggiustò)? Questa è la questione, e quì i codd. nulla decidono. Chè se alcuni hanno veramente avisto (invece di auisto), quelli che hanno aduisto, come l'autorevolissimo Vat., stanno per la lezione aiustò), dovendosi apparentemente leggere adiustò. Veniamo alle edizioni. Hanno Ha visto: Folig., Jesi, Mant., Nap., Cremon. del 1491, Ed. Pad., Viv., Sicca, Quattro Fior., Fosc., Witte, ecc. Hanno Aggiustò (o adiustò): Nidob., Ald., Burgofr., Giol., Rovil., Sessa, Crusc., Comin., Dion., De Rom., Pezzana, Mauro Ferr., Fanf., Giul., ecc. Tra' commentatori hanno la prima lezione: Ott., Benv. Ramb., Buti, Febrer, Ces., Ed. Pad., Wagn., Greg., Triss., Cam., Blanc, ecc. Hanno la seconda: Lan., An. Fior., Land., Vell., Dan., Dol., Vol., Vent., Lomb., Port., Pogg., Biag., Costa (aggiusta), Borg., Tom., Br. B., Frat. (aggiusta), Giober., Andr., Bennas., Franc., ecc. Colle autorità non si può dunque decidere nulla. Udiamo le ragioni. Osserveremo prima che, leggendo Male ha visto s'ha da intendere: mal per lui, come spiega il Buti; leggendo Male aggiustò, s'intende che non vi mise la giusta quantità di lega, ma una quantità maggiore, e però falsificò la moneta. Il Fanf. dice che aggiustare è termine di zecca, e vale acconciare il metallo a quella data lega e peso che si richiede dalla moneta che si vuol coniare, e chi ha tale ufficio si chiama Aggiustatore. Urosio che volle coniar le monete simili alle veneziane, fu falsificatore e peccò, perchè, nè per la lega nè per il peso, non le aggiustò secondo che facevasi nella zecca di Venezia; ma le aggiustò male, cioè con peggior lega e peso minore. – Con ciò è detto come si deve intendere male aggiustò, ma non è menomamente provato che male aggiustò sia la vera lezione. Secondo il Veratti l'aggiustò avrebbe gran forza se Dante avesse parlato di moneta, dicendo, per exempio, aggiustò i grossi di Vinegia; ma invece egli parla del conio. Ora che ha a fare coll'impronta del conio l'aggiustamento della lega? E perchè avrebbe Dante trasportato al conio un termine tecnico appropriato alla lega? Urosio coniò moneta di forma simile alla veneta, ma non contraffacendo il conio di Venezia, sibbene ponendo la propria figura e il proprio nome in luogo della figura e del nome del Doge, e ponendo S. Stefano in vece di S. Marco. Anche il Parenti (l. c.) combattè per la lezione ha visto; mentre Gherardini (l. c.) e Nannucci (Anal. crit., p. 40) difesero l'altra. Il Ces. osserva molto giudiziosamente: «Chi legge aggiustò, e chi crede legger meglio ha visto, spiegando quel mal per male a suo uopo. Certo i più e' miglior codici con quel di Mantova hanno ha visto (doveva dire auisto). Nondimeno il senso torna a un medesimo, di questo falsificatore de' ducati (doveva dir grossi) Veneziani.»
so let's jump to XX c for finale - Francesco Torraca (Italian, 1905)
first one after 600 years ) names properly Miluten as SU II Milutino, bingo ; nothing else important, mentiones Venetian laws aimed at "breaking Miluten imitations" etc. But this is when full name in Italy surfaced in all commentaies on "Paradiso".Quel di Portogallo; Dionisio Agricola (1275-1325). – E quel di Norvegia: Hakon V (1299-1319). Lì si conosceranno: altro non aggiunge l'aquila, probabilmente perchè di essi Dante sapeva poco. – E quel di Rascia ecc. Il regno di Rascia, detto così dalla capitale, ora Novi-Bazar, era formato di parti della Servia, della Bosnia, della Croazia e della Dalmazia. Vi regnava nel 1300 Stefano Urosio II Milutino, il quale fece contraffare i grossi o ducati di Venezia. Con decreti del 1282 e del 1306, il governo veneziano tentò impedire la diffusione della moneta contraffatta: nel 1305 furono processati a Bologna alcuni, che la spacciavano. – Mal: cfr. Inf., IX, 54.
despite this now knowledge, further comments (but few) in XX c Italy sometimes repeat that it were "ducats or gold etc" but generally nothing new there so with this i finish this great subject - glad that Dante "threw bone" with two verses, unclear till today and that verses were even part of studies of medieval and modern Italian "ha visto" ; ... I put theory - as Dante was complicated man not liking anyone really form Popes to Doges (he maybe liked some things but seen many bad things in Venice which was elitist etc) - that he hidden some really funny line there and that he maybe put Norvegia in first verse for no toher political reason than pure rhyme with Vinegia (Venice) and puzzled many about Hakkon while it was just nice name for rhyme etc.
https://www.youtube.com/watch?v=qqnABNRHMYM&t=39s
some music for last 2 posts, usual Tuscan "kancona" (seen this today in sport newsby one Italian coach as joke, not following myself)) again hope you liked it all as i presented, always can point to my wrong or "translation", legendary subject & of course important for every medievalist - we should make some film about "Bolgnese mafia" of quasi students, special agents hunting "dinar contrabands" of Dante times .... but seriously fun especially for country as ours which was almost like some "Atlantis", "now you see it, now you don't" and how your intelectauls dealt with it... consider annex on this all.